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Mangiare è fondamentale per introdurre nutrienti che possano garantire la sopravvivenza dell’individuo e della specie. Secondo la teoria omeostatica, sono i fattori biologici a guidare la nostra ricerca del cibo, attraverso meccanismi innati e regolati in modo automatico con l’obbiettivo di mantenere il peso corporeo dell’individuo adulto in un range stabile.
Ciò significherebbe che la quantità di energia giornaliera, introdotta con gli alimenti, sarebbe non una scelta, bensì un automatismo che si attiva quando i centri di controllo (centri ipotalamici) riscontrano una carenza energetica.
È la fame, definita in questo caso fame omeostatica, il segnale della diminuzione critica delle riserve energetiche disponibili e, al contempo, il motore, la spinta a ricercare il cibo. Tuttavia, la nostra esperienza quotidiana e gli studi sul comportamento alimentare e sui meccanismi che lo regolano, dimostrano che mangiamo anche al solo scopo di provocarci un’esperienza piacevole.
Il piacere evocato dal cibo, infatti, è simile a quello associato ad altri premi, come il sesso o altri di ordine sociale, tanto che l’industria alimentare è alla continua ricerca di nuove combinazioni di gusti, sapori, profumi e consistenze che possano ampliare l’esperienza del piacere ed aumentare la dipendenza da alcuni prodotti alimentari.
Quando la motivazione alimentare è regolata dal piacere, abbiamo la fame edonica, guidata dal desiderio di cibi spesso percepiti come proibiti.
Sebbene anche la fame omeostatica abbia una componente edonica, la fame edonica porterebbe a mangiare:
quando non c'è uno stato di carenza energetica;
quando il cibo è consumato solo per le sue proprietà gratificanti, indipendentemente dal contenuto calorico.
Nella fame omeostatica il deficit di energia attiva mediatori ipotalamici che promuovono il consumo di cibo che, una volta consumato, induce il rilascio di mediatori ipotalamici della sazietà che bloccano il comportamento alimentare.
Nella fame edonica, invece, il cibo attiverebbe i circuiti cerebrali del reward, ovvero della gratificazione, che rilasciando dopamina, endocannabinoidi e oppiacei, indurrebbero una persistente stimolazione dei segnali ipotalamici della fame e una inibizione dei segnali di sazietà, determinando un desiderio di cibo continuo e persistente.
Il meccanismo sottostante alla fame edonica rappresenterebbe il rischio maggiore di eccesso di assunzione di cibo, e quindi di obesità e sovrappeso.
Per tale motivo, allo scopo di ridurre e contrastare il fenomeno dei disordini alimentari e dell’obesità, occorre focalizzarsi non solo su cosa le persone mangino ma su quanto e quale cibo scelgano di mangiare.
𝙏𝙪𝙩𝙩𝙤 𝙘𝙞𝙤' 𝙖𝙡𝙡𝙤 𝙨𝙘𝙤𝙥𝙤 𝙙𝙞 𝙢𝙚𝙩𝙩𝙚𝙧𝙚 𝙞𝙣 𝙧𝙞𝙡𝙞𝙚𝙫𝙤 𝙞𝙡 𝙧𝙪𝙤𝙡𝙤 𝙙𝙚𝙡 𝙥𝙞𝙖𝙘𝙚𝙧𝙚 𝙣𝙚𝙡 𝙘𝙞𝙗𝙤 𝙥𝙤𝙞𝙘𝙝é 𝙦𝙪𝙚𝙨𝙩𝙤 𝙞𝙣𝙛𝙡𝙪𝙚𝙣𝙯𝙖 𝙣𝙤𝙣 𝙨𝙤𝙡𝙤 𝙡𝙖 𝙨𝙘𝙚𝙡𝙩𝙖 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙦𝙪𝙖𝙡𝙞𝙩à 𝙙𝙚𝙡 𝙘𝙞𝙗𝙤 𝙢𝙖 𝙖𝙣𝙘𝙝𝙚 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙦𝙪𝙖𝙣𝙩𝙞𝙩𝙖'.
Dott.ssa Raffaella Pantini
immagine dal web : xebon
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