Superare un evento stressante attraverso la resilienza
Quando si parla di resilienza, in ambito psicologico, si fa riferimento alla capacità di un individuo di affrontare, adattarsi e riuscire a superare in maniera positiva un evento negativo, stressante e/o traumatico.
Essere resilienti non significa non sperimentare affatto le difficoltà o gli stress della vita, ignorare o evitare i problemi che preoccupano ma, al contrario, indica essere in grado di reagire, di andare avanti nonostante le circostanze avverse senza farsi dominare totalmente da queste.
Essere resilienti significa perciò essere capaci di trasformare i problemi in sfide, cioè percepire l’evento negativo anche come una fonte di apprendimento per acquisire competenze utili per migliorare la propria vita, mettendo in atto strategie di coping efficaci.
Con coping si indica la risposta che si adotta per far fronte ad eventi che vengono percepiti come problemi. Le strategie di coping mutano con il mutare delle situazioni e comprendono risposte di tipo comportamentale, emozionale e cognitivo.
Un coper efficace è in grado di reagire alle sfide della vita assumendosi la responsabilità di trovare una soluzione ai propri problemi e cercando di farvi fronte con un senso di competenza e di padronanza. Il suo scopo è quello di valutare la situazione, ottenere consigli e sostegno dagli altri ed elaborare un piano di azione il più vantaggioso possibile per se stesso attraverso adeguate strategie di problem solving. Percepisce le sfide della vita come occasioni utili alla propria crescita personale e tenta di affrontarle con speranza, pazienza e un po’ di senso dell’umorismo.
Al contrario, un coper inefficace risponde alle sfide della vita negandole o eludendole. Si ritrae dinanzi ai problemi oppure reagisce in modo impulsivo senza darsi il tempo per riflettere e senza tentare di trovare la soluzione migliore. In genere prova molta rabbia e mostra aggressività oppure si sente depresso e si comporta passivamente. Di frequente poi colpevolizza se stesso o gli altri per le proprie difficoltà e non apprezza il valore della capacità di affrontare le sfide della vita con speranza, maestria e controllo personale.
Gli psicologi Lazarus e Folkman distinguono principalmente due modalità di coping: coping centrato sul problema che consiste nel tentativo di comprendere e definire il problema e di affrontarlo direttamente fronteggiando la crisi, elaborando possibili soluzioni, di natura mentale o comportamentale e coping centrato sull’emozione che si orienta verso la gestione della tensione emozionale e può avvalersi dell’esercizio fisico, della meditazione, dell’espressione delle emozioni e della ricerca di sostegno.
Le strategie di coping che un individuo mette in atto rappresentano una conseguenza del processo di valutazione (appraisal) dell’evento stressante.
Principalmente se la persona valuta che la situazione può essere modificata, molto probabilmente metterà in atto strategie centrate sul problema, mentre se reputa che questa non è modificabile, utilizzerà maggiormente strategie centrate sull’emozione.
E’ proprio la valutazione soggettiva della situazione e non la situazione in sé a causare stress all’individuo quindi è la sua considerazione della stessa a determinare quanto un semplice evento diventi o meno un fattore stressante, quanto un evento sia degno di nota, pericoloso o potenzialmente minaccioso e nocivo o meno.
Potenzialmente ognuno di noi è resiliente, possiede cioè i meccanismi della resilienza e può metterli in atto. Non tutte le persone, però, sono in grado di riuscirci, poiché la capacità di mettere in pratica la resilienza è diversa da persona a persona a causa delle differenze individuali.
Per questo motivo, ad esempio, di fronte ad un trauma o ad un forte stress alcune persone riescono ad uscirne senza riportare effetti negativi a lungo termine ma rafforzate, mentre altre rimangono sopraffatte dalla pressione esercitata dall’evento traumatico, fino ad arrivare a sviluppare una vera e propria psicopatologia.
Vi sono alcuni fattori psicologici che influenzano la risposta più o meno resiliente di un individuo ovvero l’autostima (riguarda il modo in cui ci si valuta e l’entità della stima che ci si attribuisce), il locus of control (la percezione degli eventi), la hardiness (un insieme di atteggiamenti e di abilità che migliorano le prestazioni, l’autorevolezza, il morale, la tempra e la salute nonostante la presenza di condizioni avverse) che comprende impegno (atteggiamento caratterizzato dal desiderio di conoscere e la tendenza al coinvolgimento), controllo (la certezza che è possibile incidere sugli eventi e la volontà di agire secondo questa convinzione piuttosto che sentirsi vittime delle circostanze), sfida (la certezza che le sfide della vita stimolano la crescita personale, che la vita è più appagante quando si continua ad imparare dalle proprie esperienze, positive o negative che siano) e ottimismo che rappresenta la disposizione a cogliere il lato positivo delle cose.
In genere le persone hardy sono in grado di superare i cambiamenti anziché esserne sopraffatte perché non si sentono impotenti di fronte agli eventi negativi.
La resilienza non è un tratto stabile e immodificabile della nostra personalità ma può anche essere appresa, migliorata e sviluppata da tutti noi.
Dal momento che la resilienza indica una capacità strettamente influenzata dalla concezione che le persone hanno di sé stesse e del mondo, se si ha una scarsa considerazione di sé (“mi sento un incapace”), e/o del mondo (“il mondo è un luogo minaccioso, imprevedibile e pericoloso”), molto probabilmente si avrà una bassa capacità di resilienza.
Di conseguenza, per sviluppare e incrementare la resilienza, è fondamentale modificare la concezione che abbiamo di noi stessi e del mondo, il modo con cui ci valutiamo e con cui valutiamo gli eventi che ci capitano, così da percepirci in grado di incidere sugli eventi.
Ciò significa riuscire a sviluppare un atteggiamento realistico e funzionale che permetta di adattarci consapevolmente alle situazioni, in modo da non percepire tutti gli eventi negativi come minacce impossibili da fronteggiare, ma come eventi potenzialmente superabili e dai quali trarre apprendimenti e spunti utili per migliorare noi stessi e la nostra vita, nonostante spiacevoli e difficili da affrontare.
Per questo un percorso di terapia può certamente rappresentare il cammino ottimale per supportare la persona ad apprendere ed incrementare la capacità di fronteggiare positivamente gli eventi negativi percependosi come agente attivo attraverso strategie maggiormente adattive.
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